Vivere per una notte un luogo simbolo, praticamente in esclusiva, è una sensazione strana che, al tempo stesso, sa di familiare e di irripetibile. Proprio come quando nei film un uomo innamorato, per far colpo, riserva l’intero stadio solo per cenare con la sua donna. In questo caso, non ci sono porte di calcio e campi verdi ad aprirsi in esclusiva per un tour riservatissimo, ma lo scrigno di Villa Igiea, il noto albergo di lusso di Palermo.
Dopo alcuni mesi di chiusura ha riaperto al pubblico lo scorso giovedì 17 marzo. Nessuna scaramanzia di data, per una struttura che vanta più di un secolo di storia. Costruita nel 1900, negli anni d’oro della Belle Époque, in stile Art Nouveau, affacciata sul golfo di Marina di Villa Igiea, aveva già riaperto le porte questa estate dopo il lungo restyling durato due anni e curato dal gruppo della famiglia Forte, guidato da Sir Rocco Forte e sua sorella Olga Polizzi.
«Dall’8 gennaio è stata chiusa per gli ultimi interventi, residuo della lunghissima ristrutturazione. Riapre Villa Igiea con una speranza positiva. E i numeri ci danno ragione dopo un investimento da parte del gruppo Rocco Forte di 32 milioni di euro che dà lavoro a 138 famiglie – racconta il direttore Vito Giglio -. Il primo cliente di questa nuova era, è stato un signore italiano che è venuto per la prima volta nel 1965 e da più di 30 anni parlava alla sua compagna di questi luoghi. E non ci importa che la data sia il 17, perché la consuetudine ci porta ad aprire di giovedì e già per il 23 marzo è attesa la nazionale di calcio che ha riservato l’intero albergo».
La novità: l’ex Circolo degli stranieri dei Florio trasformato in suite di lusso per le famiglie regnanti
Tra le novità di questo nuovo corso di Villa Igiea c’è la trasformazione dell’ex Circolo degli stranieri dei tempi dei Florio, sopra al già noto centro congressi, che è diventato un polo separato e riservato al lusso e all’eleganza. Sono nate 12 nuove camere, di cui la presidenziale, chiamata Forte Suite Donna Franca (da 8600 euro a notte in alta stagione) di ben 144 metri quadri con un terrazzo di 96 mq, con una vista superba sul golfo dell’Arenella, quadri di Francesco Lojacono, un lampadario realizzato da artigiani locali che sembra corallo ma è interamente in tessuto (e raccontano ci siano volute ben tre riunioni con la governante per decidere come pulirlo al meglio).
Il racconto d’amore per Villa Igiea del direttore Vito Giglio
La carta da parati della Forte Suite Donna Franca, che sembra originale del tempo, è invece frutto di un progetto sociale ed è stata realizzata dagli ospiti di San Patrignano. Al secondo piano due suite con una terrazza di 400 mq. Tra le particolarità c’è il servizio Butler, cioè maggiordomo, e la cosiddetta camera per la tata che è tanto bella da far candidare gli amanti del comfort al ruolo di novella baby sitter.
«Lo scopo è aprire al mercato dei Emirati Arabi, della Cina e a tutte quelle importanti delegazioni che sono già arrivate negli anni passati, rispondendo a specifiche esigenze che abbiamo collezionato e compreso negli anni – spiega Vito Giglio, già da dieci anni alla guida di Villa Igiea -. È capitato, infatti, di ospitare famiglie reali che ci richiedevano spazi riservati per il proprio staff e addirittura cucine separate per preparare il loro cibo. Adesso possiamo”.
Le conferme e i tesori ritrovati come l’antica cassaforte
Con queste nuove aggiunte, il numero totale di camere arriva a 100. Ottantotto sono nel corpo centrale dove il massimo del lusso è rappresentato da cinque suite la Forte Suite George V e Igiea, e tre Tower Suite. «Di storico è rimasto tutto – racconta il direttore Giglio – e soprattutto la sensazione unica che i clienti hanno entrando a Villa Igiea». Tra i cavalli di battaglia c’è la sala Basile, con i suoi affreschi Liberty che in sinergia con i Beni Culturali hanno subito una pulitura dalla patina che negli anni li aveva ricoperti. C’è la sala Belle Époque, quella delle feste, che è stata restaurata mantenendo la sua originalità. È stata riportata alla luce la vecchia cassaforte dell’albergo, utilizzata negli anni Trenta, che era nascosta alla vista dei clienti».
Spazio anche allo shopping di lusso con le boutique dello stilista guru dei caftani, Elio Ferraro, di Giglio In e, di prossima, apertura Bulgari, dove ci sarà una borsa dedicata a Villa Igiea da acquistare in esclusiva in loco. Si conferma forte il legame tra Villa Igiea e il mare, così come già facevano i Florio quando accoglievano i loro migliori clienti con gli yacht, il check-in sarà possibile anche all’imbarcadero per chi non arriva da terra.
Bar e ristorazione: premi e sapori. E in piscina arriva La Ricetta
All’Igiea Terrazza Bar la carta è curata dal maestro di mixology Salvatore Calabrese con esperienze maturate a Londra, in America e negli Emirati. Sposa il concetto di rendere esclusivo ogni drink e, già al primo anno di apertura, ha permesso di vincere il Barawards 2021 di Bargiornale, premio al miglior bar di Italia su quelli di 700 strutture alberghiere. Tra i best seller, il Breakfast Martini con marmellata di arance amare e lo Spicy Fifty, con peperoncino.
Tra i prossimi progetti legati alla ristorazione c’è l’apertura nella zona piscina di un nuovo Corner Crudo, all’interno dell’Alicetta Pool Restaurant, una via di mezzo tra il bar e il ristorante con uno stile moderno, basato sul crudo, di pesce, di verdure, di carne, si chiamerà La Ricetta.
Due chiacchiere con la chef celebrity Fulvio Pierangelini
L’anima del Ristorante Florio è il maestro Fulvio Pierangelini, chef celebrity per tutto il gruppo Rocco Forte da dieci anni. Romano, cresciuto professionalmente in Toscana con il suo ristorante Il Gambero Rosso a San Vincenzo in provincia di Livorno, di fronte all’isola d’Elba. A Villa Igiea è solo da un anno: «Avevo già aperto anche il Verdura Resort a Sciacca, per il gruppo in Sicilia, – racconta – e già allora ho imparato a conoscere prima i pescatori, le signore che raccolgono le erbe aromatiche e i contadini che fanno la ricotta. E solo dopo sono entrato in cucina. La Sicilia non aveva bisogno di atri conquistadores. L’equilibrio l’ho trovato nella bellezza, nella straordinarietà delle persone che ho affiancato. Ho portato le mie emozioni. Il piatto che mi rappresenta di più è il macco di fave con i gamberoni rossi, un piatto povero della tradizione contadina, che è la riedizione del mio piatto più famoso, la passatina di ceci con mazzancolle, ormai copiatissimo da altri e che ormai non mi appartiene più».