La vita politica della città di Palermo non è mai stata tanto effervescente come in questa campagna elettorale per scegliere il nuovo primo cittadino. I giochi, infatti, sembrano effettivamente aperti, con lo storico ex sindaco Leoluca Orlando, ormai costretto ai box per raggiunti limiti di mandati consecutivi. Sugli scontri tra destra e sinistra e all’interno delle stesse compagini, ogni giorno, si versano litri di inchiostro o, in termini più attuali, vengono visualizzati sui dispositivi migliaia di caratteri.
Noi abbiamo scelto di indagare su ciò che hanno in comune, e cioè, l’essere stati tutti, tutti quanti, bambini. Che bambini erano? Sognavano già di diventare sindaci da piccoli? E, soprattutto, cosa vogliono dire ai cittadini palermitani più giovani da candidati a sindaco del Capoluogo?
Roberto Lagalla: “Tanto studio e disciplina sportiva”
Come per tanti, quello della mia infanzia è un ricordo piacevole, confortante e prezioso. Da sempre sono stato attratto dalle organizzazioni complesse, dalla razionalizzazione delle attività e delle esperienze, persino nei miei giochi di infanzia. Questi si sono tradotti in disciplina sportiva e poi, ancora, in disciplina dello studio. Mai, avrei immaginato di essere sindaco della mia città anche se questo oggi mi onora e lo trovo coerente con il mio passato, soprattutto con quel passato che ho vissuto lungamente nelle aule universitarie, nei laboratori e nelle istituzioni nazionali e regionali.
E’ ai giovani che ho sempre guardato e che voglio continuare a guardare, perché questo è l’obiettivo di un padre, di un nonno e di un professore. Ai bambini voglio dire: credete sempre in quello che fate, fatelo nonostante gli altri, guardando sempre il vostro piatto e voi stessi. Chiedendovi, quando ci saranno le invitabili sconfitte, perché e come, voi piuttosto che gli altri, avreste potuto evitarle.
Franco Miceli: “Gli amici specchi di sincerità”
Sarebbe bello chiedere che bambino fossi ai miei amici di allora, molti dei quali sono ancora presenti nella mia vita perché credo che coltivare i rapporti nel tempo sia importante per avere uno specchio di sincerità nel quale riflettersi. Rispetto ai miei sogni, in qualche modo forse il governo della città era nell’aria. Ho sempre sognato di progettare spazi mettendo le persone al centro, i loro bisogni, interessi e desideri. E penso che un sindaco sia in qualche modo un architetto della città: insieme a uno staff competente, procede all’ascolto degli abitanti per costruire su quelle premesse un progetto comune.
Ai bambini e alle bambine di Palermo, oggi, dico che devono avere fiducia in una Politica giusta e non corrotta, ma soprattutto che non devono mai accontentarsi perché nessuno è troppo piccolo per fare le rivoluzioni. È chiaro che in tanti funziona meglio, allora dico loro anche che devono essere bravi a circondarsi di persone che stimano e con cui condividono gli ideali. Che magari per adesso sono soltanto dei giochi, ma da come gioca un bambino si può capire molto di che adulto sarà.
Fabrizio Ferrandelli: “Sognavo di cambiare il mondo”
Da bambino sognavo un mondo a misura di ragazzi. Nei miei sogni doveva essere un mondo con degli spazi per tutti i giovani che coltivano sogni e non vogliono abbandonare la propria terra. Nel mio piccolo, sognavo di poter cambiare il mondo, per questo sin dalla scuola e poi all’università mi sono battuto per i diritti di tutti. Crescendo, ho iniziato a lavorare nel terzo settore coinvolgendo le persone meno fortunate. Durante questi anni, ho capito che chi amministra non ha interesse per chi ha delle difficoltà e fatica ad arrivare a fine mese. Per questo ho deciso si iniziare a lavorare nel mondo della politica, per aiutare i più piccoli e dare anche a loro una speranza di futuro migliore
Ai bambini palermitani dico che, con noi, possono stare sicuri che avranno una città su misura. Io ho due bambine che voglio vedere crescere qui, a Palermo, lavorerò per questo, per loro e per tutti i giovani che non devono abbandonare la città. Palermo, negli anni, si è svuotata perché nessuno ha creduto nei giovani, nessuno ha creduto che loro con capacità e competenza potessero dare un volto diverso. Sono stanco di vedere la fuga di cervelli. Rompiamo il sistema e diamo a questi ragazzi un futuro migliore.
Francesca Donato: “Volevo capire il perché delle cose”
Ero una bambina estroversa e molto curiosa. Volevo sempre capire il perché delle cose e ponevo domande molto difficili alle mie insegnanti a scuola, sin dalle elementari. Non avevo assolutamente in mente, allora, di diventare sindaco.
Ad un bambino palermitano voglio dire che sto lavorando per garantire un futuro sereno di libertà e di gioia, in una città dove le cose funzionano e dove potrà crescere con tutto ciò che gli serve.
Ciro Lomonte: “Timido, divoravo romanzi e biografie”
Ero un bambino felice. Ho vissuto una bellissima infanzia a Palermo, con un fratello, due sorelle, tanti cugini e dei genitori molto affettuosi. Ero molto timido. Amavo passare il mio tempo libero nelle campagne dei nonni. Poco a poco sono diventato socievole, appassionato delle bellezze artistiche e della storia di Palermo, della Sicilia, del mondo. Divoravo libri, soprattutto romanzi e biografie. Ero un sognatore, un curioso della vita, mi ponevo tantissime domande, spesso senza risposta. Mai mi aveva sfiorato il sogno di diventare sindaco. Mi piaceva già disegnare, e la scelta di diventare architetto è arrivata al terzo anno del liceo scientifico.
Bambine e bambini di Palermo, siete i più belli del mondo! Non permettete a nessuno di rubarvi la speranza, di convincervi che non potrete fare cose grandi. E qui, non emigrando in qualche altra città. Il bellissimo leone di bronzo, opera di Mario Rutelli, che si trova nel Giardino Falcone e Morvillo di via Libertà, ha fra i denti la catena di chi vuole renderci schiavi. La tira con tutte le sue forze per spezzarla. Io, come il leone, mi impegno a liberarvi da chiunque voglia incatenarvi.
Rita Barbera: “Ho imparato da bambina la forza delle donne”
Sono nata a Palermo in una famiglia allegra e serena. Un padre orgoglioso delle sue tre figlie, una madre che con forza e determinazione ci ha trasmesso la convinzione che niente è impossibile, anche se si è donne o, forse, soprattutto per questo. Non ricordo di avere mai pensato a ruoli di potere nel mio futuro e quindi di fare il sindaco, piuttosto sono sempre stata sollecitata allo studio, per una professione non definita a causa della mancanza di particolari predisposizioni. Poi arrivarono il liceo classico e la facoltà di giurisprudenza. Penso di essere stata una bambina normale e abbastanza tranquilla cui piaceva leggere e giocare, inventavo storie e costruivo il gioco nel quale i bambini erano protagonisti.
Ad un giovane cittadino palermitano, guardandolo negli occhi, direi: “Cercherò di creare le condizioni favorevoli alla tua crescita. Cercherò di creare una città adatta alle tue esigenze, con spazi sicuri e adeguati a facilitare il tuo progresso formativo e a farti diventare un uomo gentile e, soprattutto, creerò le condizioni per cui tu non debba abbandonare la tua terra per cercare un lavoro”.