di Milvia Averna – Ci sono persone che incontri spesso, con cui è facile diventare amici. Si condividono magari contesti leggeri, di festa, secondo qualcuno falsi perchè patinati. Invece no, quando le persone si rilassano danno il meglio di sé ed è, quindi, sicuramente più facile apprezzare il lato bello della gente lontano dal lavoro, dalle tensioni private e professionali.
Eleonora Virga, bella signora palermitana con alle spalle una carriera da modella che non ha mai del tutto abbandonato, neanche con la nascita dei suoi tre figli, e Gigi Ferlicchia, dentista, appassionato del mare nonchè suo marito, erano la coppia perfetta, allegra, piacevole, ideali da conoscere e frequentare. Ricchi di una numerosa famiglia e di un caldo focolare non hanno mai concesso alla pigrizia di isolarli dai tanti amici, sottraendosi alle varie occasioni pubbliche.
Nelle scorse settimane questa coppia si è spezzata, per l’unica ragione a cui l’uomo non può porre rimedio. E a chi li ha sempre raccontati in contesti allegri, risulta difficile dare una testimonianza intrisa di tristezza, ma per concessione di Eleonora, ci piace raccontare l’uomo Gigi Ferlicchia che i tanti amici hanno ricordato sulla bacheca Fb, attraverso le parole del figlio Manfredi.
«E’ un periodo molto duro per me, lo scorso anno improvvisamente papà scoprì di avere un terribile male, forse il peggiore che possa esistere: al cervello. Grazie ad un miracolo riuscirono ad operarlo in questo punto delicatissimo, l’operazione andò bene, ma ormai era troppo tardi e il male era così evoluto da colpire una parte pericolosa ed inoperabile. Il dottore disse che gli sarebbero rimasti pochi mesi, forse un anno, da lì è iniziato il calvario di papà, una lotta contro il tempo ma, anziché pensare a se stesso, e godersi gli ultimi mesi della sua vita, iniziò a pensare solo ed esclusivamente a mia madre ed ai suoi figli. Come dimenticare che, durante le devastanti cure, cercava di sistemare ossessivamente tutto, e questo, solo per noi, senza così pensare finalmente un po’ a se stesso. Del resto, lui non ha mia pensato a se stesso, ma sempre e solo agli altri, dedicando una intera vita alla sua famiglia, ai suoi amici, aiutando e cercando di risolvere i problemi e le difficoltà di tutti, anche i più assurdi ed impossibili. Lui che nella vita non aveva mai avuto nulla, un padre che l’ha abbandonato da piccolo, ed una madre che se ne è andata molto presto. Si era fatto da solo, crescendo senza nulla, studiando e lavorando, dalla mattina alla sera. E tutto questo solo per noi, per me, per Giorgio e per Ruggero.
Penso che veramente le abbia passate tutte, ma non si è mai arreso di fronte a nulla, neanche di fronte ai periodi peggiori e bui. Era forte papà, forse imbattibile, niente e nessuno lo poteva fermare. Ho imparato tutto da lui, come affrontare la vita, l’estrema educazione, il rispetto per gli altri, l’importanza e l’amore per gli amici, per la propria donna, per se stessi. Era energico, pieno di vita, il papà più presente del mondo.
Quello che tutti avrebbero sempre desiderato, io ce l’avevo eri tu super papà!
Mi avevi raccomandato di non dirlo a nessuno, e così ho fatto, mi sono tenuto tutto dentro, non volevi che nessuno ti vedesse in quelle condizioni. Addirittura ti comprasti un cappellino buffo ed, una sera, ridendo mi hai chiesto: “Guarda ti piace?” facevi finta di aver avuto un infortunio all’anca e che, per questo motivo, stavi male. Sono stati mesi durissimi, terribili, pieni di nervosismo, ma soprattutto. di rabbia infinita per me. Non potevo capire il perché proprio a me, perché proprio io, proprio tu, cercare di fare finta di niente, tu odiavi il vittimismo ed io anche, cosi ogni sera tornavo a casa nel mio letto e di nascosto piangevo, piangevo come un cretino e non volevo farmi vedere da nessuno, quando invece dovevo essere forte e lottare anche io con te.
Hai combattuto questa guerra con dignità e grande onore, nessuno ce l’avrebbe fatta, ma tu hai vinto. Qualche mese fa mi dicesti: “Adesso l’uomo della casa sei tu, mi raccomando, confido in te Manfro”. Mentre scrivo ti penso e penso a tutti i nostri momenti belli e brutti e piango. Ho anche imparato a piangere, hai visto? Potrei stare qui a scrivere all’infinito, ma voglio avere solo bei ricordi di te, in chiesa c’erano tutti, proprio tutti, avresti dovuto vedere quanta gente, erano tutti li per te a salutarti per l’ultima volta.
Sono stati e sono i momenti più brutti e atroci della mia vita e lo saranno per sempre, ma sono sicuro che da lassù potrai vedermi, magari anche seguirmi, sostenermi e proteggermi come hai sempre fatto, ti prometto che mi prenderò cura di Giorgio, mamma e Ruggero e che continuerò a non deluderti mai.
TI AMO papà. © Riproduzione riservata