Giusi Buttitta, bagherese, autrice di alcuni soggetti e sceneggiature per il cinema e vincitrice nel 2012, con la sceneggiatura La formula di Dio, del concorso internazionale dedicato alle sceneggiature per lungometraggio Endas International Screenwriter Expo, nella categoria “Drama/Thriller/Horror”, fa in questi giorni il suo esordio in libreria con la raccolta di racconti dal titolo “Milleparolecirca. Sull’assenza”.
Osservatrice acuta della realtà, attraverso una rubrica giornalistica, procede con lucidità a sviscerare, sino a metterli a nudo, i dieci personaggi protagonisti dei dieci racconti. Si tratta di dieci frammenti, dieci derive, dieci precipizi, dieci soggetti isolati, circondati dal vuoto, estranei ed estraniati, sgomenti di fronte alle molteplici declinazioni della normalità, bisognosi di verità, dieci personaggi fuori fuoco.
Dieci storie ed un unico vero protagonista: l’assenza. «Assenza che non può essere in alcun modo colmata, assenza che divora, che incombe, assenza di significato, di senso. Non c’è verità e non c’è menzogna, solo ridicole cartoline che fotografano il quotidiano. Nessuna possibilità di assoluto, solo quadretti relativi».
Una raggiunta consapevolezza fa dei protagonisti dei personaggi disperati che percepiscono la dimensione recitativa della loro realtà e ne sono annientati, condannati ad assumere – volendo – varie forme senza la speranza di trovare una sostanza. Ogni distinzione tra il bene ed il male perde senso e rimane la rappresentazione, la recita di una parte che vale un’altra, fuori da ogni scala valoriale. La disperazione di un senso che è tale solo se è contestualizzato.
Ogni protagonista effettua un passo (non si sa in quale direzione) ed esce fuori dalla scena per osservarla, ma non per fuggirne via, perché non esiste un luogo altro verso il quale scappare, ma solo diverse parti da recitare dentro un teatro che in ogni caso assume i contorni dell’assurdo.
Incombono quindi agghiaccianti interrogativi che forse incubano risposte non meno spaventose. E non è un caso che quasi tutti i racconti siano scritti in prima persona, perché man mano che si procede, questi racconti scritti nella forma del monologo, assumono la caratteristica rivelatoria dell’autoconfessione. Giusi Buttitta compie un viaggio nella verità per farci comprendere quanto alle volte possa essere crudele.