«Ho chiamato mio figlio come mio padre e per questo temo che i giudici non me lo affidino». È questa la paura apertamente manifestata, alcuni giorni fa, sul suo profilo Fb da Massimo Ciancimino, figlio di Don Vito, famigerato sindaco di Palermo, vicino alla mafia. Alle tante vicende giudiziarie in cui é coinvolto, infatti, a quanto pare, dovrà aggiungere, la causa di separazione dalla moglie Carlotta Messerotti.
E se i profili di coppia su Fb non sono mai stati un portafortuna, neanche per le coppie d’acciaio, figurarsi per quelle che da anni vivono nel turbinio della giustizia italiana. E così, quando qualche tempo fa l’account Massimo e Carlotta Ciancimino era diventato soltanto Massimo VitoAndrea, il nome completo del figlio, il sospetto che una delle coppie più belle e da romanzo della Sicilia avesse mollato è diventato forte. Ed è stato presto confermato dalle esternazioni di Ciancimino che del suo stato personale non fa mistero, in linea con il personaggio, che non teme di dire ciò che pensa.
Non è stata quindi la nuova attività di abbigliamento e ristorazione della bella bolognese, Urban di via Enrico Parisi, a rendere necessaria un po’ di indipendenza e libertà su Fb per le pubbliche relazioni. Il filo che univa la coppia, sotto il peso delle difficoltà dovute alle misure restrittive a cui è sottoposto Massimo, gli incidenti e le persecuzioni che lo stesso accusa, si è spezzato.
Il clima tra gli ex sembra sereno e civile, i timori dell’uomo, infatti, non sono legati alle solite ripicche tra ex, ma al possibile atteggiamento dei giudici che, nella scelta dell’affidamento, potrebbero negargli quello congiunto, perché come scrive Massimo “Io, i nemici me li so scegliere”. Il pregiudizio nei suoi confronti potrebbe puntare il dito anche solo sul fatto di aver dato al figlio il nome del chiacchierato padre da cui però Massimo ha preso pubblicamente le distanze nel libro Don Vito, scritto a quattro mani con il giornalista Francesco La Licata.
Proprio le parti del libro che riportano il loro rapporto conflittuale sono rappresentate nel film “La trattativa” di Sabina Guzzanti, presentato fuori concorso in questi giorni alla Mostra del Cinema di Venezia. «Un attore – racconta lo stesso Ciancimino – anche se in forma ironica ripercorre il racconto del mio libro, il riconoscimento di Provenzano dal barbiere, la consegna del papello, mio padre che mi picchia. Non ho voluto fare un’intervista sul film – aggiunge e preferisco mantenere un profilo basso, perché non voglio mancare di rispetto alla corte né ai Pm né ad miei coimputati. Se il film però – sottolinea – ha avuto un buon giudizio della critica ed un lungo applauso, è un segnale che la gente vuole conoscere come sono andati i fatti, a prescindere da responsabilità penali ed altro. Per quello ci sono i processi. Un paese senza verità è un paese senza futuro».
Tornando sul fronte più personale il cruccio di Massimo Ciancimino oggi è uno soltanto, dare al figlio tutto l’affetto che non ha ricevuto lui dal padre a prescindere dal nome che ha scelto di dargli. «Il mio amore – scrive su Fb sotto una bella immagine di VitoAndrea – vorrei vederlo addormentarsi e svegliarsi tutti i giorni, e non a targhe alterne come sempre accade nelle coppie separate, come sicuramente sarà a sfavore mio, non mi illudo, so già come andrà a finire, la legge non mi darà molti spazi, non sarà difficile trovare motivi per non dare a me, Massimo Ciancimino, l’affidamento di mio figlio».
Padre amorevole non fa mistero di quale possa essere la causa della sua infelicità: «Mi è stato anche detto che giudici solo per il fatto di aver scelto il nome VitoAndrea saranno propensi a negarmi l’affidamento, debbo crederci? purtroppo sì, ho visto fare anche di peggio nei miei confronti, mi batterò come sempre». © Riproduzione riservata
2 Comments
-
settembre 28, 2014 @12:34 am
EditUna delle coppie più belle e da romanzo della Sicilia?!? Ma stiamo scherzando?? Stomachevole!
Carlo
settembre 4, 2014 @1:23 pm
Edit
Fossi nella madre cambierei al bimbo nome e cognome