Da mesi si vedono postati sui social network scatti amatoriali di troupe e telecamere piazzate in ogni angolo della città neanche che Palermo fosse Roma, Los Angeles o New York. È l’effetto “La Catturandi”, la nuova serie televisiva che andrà in onda su Rai Uno, e che ha trasformato il capoluogo siciliano, per tutta l’estate 2014, in un set a cielo aperto. La nuova Piovra, come è stata definita è diretta da Fabrizio Costa e prodotta dalla Rodeo Drive Media, ha nel cast nomi di richiamo nazionale, Massimo Ghini, Leo Gullotta, Anita Caprioli ed Alessio Boni, un bello del piccolo e grande schermo che ha suscitato tanta curiosità e sorrisi, soprattutto femminili, durante la partecipazione a feste ed eventi cittadini.
Tanti anche i volti nuovi e tra questi Alessandro Rugnone, rivelazione dello scorso anno nello scomodo e interessantissimo ruolo di Ruggero Spina, uno dei tanti cattivi della serie a tinte forti Squadra Antimafia. Era il responsabile del rapimento del figlio di Rosi Abbate, storica protagonista, interpretata da Giulia Michelini, del romanzone a puntate che magnetizza il popolo televisivo italiano da cinque stagioni. A settembre saranno sei, ma lì Rugnone non tornerà perché è stato crivellato di colpi e, a ben vedere, le sparatorie e le divise sono familiari a questo giovane attore fascinoso. C’è scritto “poliziesco” in tutte le facce della sua stella che inizia a brillare in un altro grande cult legato alla Polizia di Stato, Il Commissario Montalbano, e dopo essersi fatto odiare, ed aver fatto innamorare al tempo stesso, dalle mamme di mezza Italia, Rugnone sembra trovare una redenzione scenica.
Ne La Catturandi, si schiera dalla parte dei buoni. «E’ una serie sulla sezione della Squadra mobile che si occupa di prendere i super latitanti – sottolinea Alessandro – Il personaggio che interpreto io si chiama Nino Aiello, ed è uno di loro. Un siciliano purosangue con un forte senso della giustizia, abitato da forti zone d’ombra. Sono personaggi, quelli della serie – prosegue Rugnone – con due facce, in una terra perennemente divisa, dove ci sono personaggi mafiosi da un lato, e, dall’altro, poliziotti invisibili che hanno scelto di rastrellarli, di “livari a’ munnizza”». Sui sentimenti che hanno animato la sua interpretazione spiega: «Laddove ogni passo falso può essere fatale, questi uomini fanno i conti, giorno per giorno, anche con la loro morte. E’ un aspetto della storia che mi ha fatto amare tutti i personaggi di questa eroica squadra, quelli reali in primis e quelli della finzione che hanno ispirato, dopo. Avere la responsabilità di raccontarli è un onore».
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Fabio
settembre 5, 2014 @9:24 am
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Bravissimo Alessandro, abbiamo bisogno di opere televisive che mostrino il fenomeno mafioso in chiaroscuro e non in modo manicheo e univoco. Sono proprio curioso di vedere come il regista Costa gestirà questo mix esplosivo di attori vecchi e giovani