di Milvia Averna – Immaginarsi belle come attrici o modelle e poi diventarlo davvero è possibile se si passa attraverso l’obiettivo del fotografo siciliano Peppino Romano. I suoi ritratti di donna sono un omaggio gentile ed estatico alla bellezza femminile. Non c’è la perfezione dei tratti, figlia di Photoshop e della chirurgia estetica, ma c’è un’aura di splendore, data dal valore che l’artista dà ad ogni singolo soggetto fotografato.
Ci sono cantanti e attrici che il fascino lo devono avere per lavoro, ma anche medici, maestre, giornaliste, psicologhe, funzionarie della Regione tutte con lo stesso risultato da copertina. «Nonostante la diversità tra un soggetto e l’altro, i miei ritratti – racconta Peppino Romano – hanno un’uniformità che li accomuna. La costante è la capacità di cogliere in tutte loro l’essenza, il carattere o la predisposizione ad essere scrutabili dall’occhio impetuoso di un fotografo che vuole l’anima, ma te la chiede con rispetto, infinita pazienza e la straordinaria capacità di fare coincidere la tecnica con l’introspezione psicologica».
Siracusano di nascita, ma cresciuto a Palermo Romano ha scoperto la fotografia a soli nove anni e ha inseguito la sua passione a Torino e poi a Milano, alla fine dei “mitici anni ‘80”. A Milano frequenta un corso di fotografia di moda e perfeziona il suo stile artistico collaborando con alcune prestigiose agenzie. È nella Palermo, mediterranea, arabeggiante, normanna, dalle molteplici sfaccettature etniche, che si definisce la sua passione: il ritratto.
Nel 2015 la prima personale di Peppino Romano, dal titolo “I ritratti, le storie, le donne”, mostra dedicata al ritratto dei sentimenti e delle storie personali, composta dagli scatti fotografici dell’artista siciliano. Il progetto evolverà in un libro di ritratti. «Consegnami cento ritratti entro fine anno e a gennaio andiamo in stampa. È stata la proposta di un editore e ho accettato d’istinto – spiega Peppino Romano -. Sarà un libro di ritratti di donne più o meno famose. Sarà un documento alla loro bellezza, qualunque origine e forma abbia. Sceglierne soltanto cento non sarà facile».
Come recluti le “tue donne”?
La maggior parte mi contatta proprio per chiedermi un ritratto, perché magari ha apprezzato il lavoro svolto per qualche amica. In genere, però, quando conosco una qualunque donna – è più forte di me – comincio immediatamente ad osservare le sue espressioni e le immagino dentro un mio ritratto. Se intuisco una certa predisposizione, sono io stesso a proporre di posare per me.
Dicono subito sì o devi conquistarle?
Quando arrivano nel mio studio, cerco sempre di stimolare in loro quanti più sentimenti possibili, studiando espressioni e linguaggio del corpo. Cerco di stabilire un contatto, che è importante per lavorare in perfetta sintonia durante tutto lo shooting ed ottenere il miglior risultato. Con alcune avviene tutto con grande naturalezza. Altre, per carattere o per predisposizione, sono più “resistenti”, pertanto, bisogna stabilire un rapporto di fiducia, in un contesto sereno e conciliante. In un modo o nell’altro, il risultato finale è sempre entusiasmante. Molte restano sorprese nel vedere la loro bellezza emergere, magari dopo anni di oblio. Non è raro sentirmi dire che il servizio fotografico in studio è stato molto stimolante anche da un punto di vista psicologico, avendo ogni donna una nuova, diversa consapevolezza di sé». © Riproduzione riservata